E’ per esaminare la relazione che corre tra la letteratura ed il giornalismo
che “L'inferno dell'informazione”, il libro dello scrittore e critico Franco
Zangrilli pubblicato dalla Homo Scrivens per la collana "Arte" , diventa una sorta di prezioso strumento. Tant’è che sottotitolato “Il
giornalismo nel romanzo postmoderno” il lavoro del professore d’italiano e di
letteratura comparata alla City University of New York, mediante un’attenta
analisi di alcuni testi di narrativa contemporanea sul tema del giornalismo,
traccia un approfondito quadro sulla società dei mass media osservando le sue
influenze sulla cosiddetta "narrativa mediatica" intesa come contenitore di
arte, cultura e informazione. Nello scandagliare il complesso rapporto tra
letteratura ( ossia tutto ciò che è scritto a livello colto a fini
artistici, in prosa o in versi, e che è oggetto di sistemazione storica e
analisi critica) ed il giornalismo (ovvero il complesso delle attività volte a
ricercare, elaborare, commentare, pubblicare o diffondere notizie attraverso i
differenti mezzi di comunicazione) “L’inferno
dell’informazione” dell’autorevole saggista nato a Frosinone e
trasferitosi a New York, affronta quella realtà dei mass media, che per effetto
dell’evoluzione tecnologica e dell’era internet, produce ad una velocità sempre
più impressionante un’infinità di informazioni fino a condizionare enormemente
la letteratura postmoderna. Mediante un’interessante, profonda e dinamica
analisi delle opere narrative di numerosi scrittori contemporanei, Zangrillo con
il suo libro disegna le linee dei principi fondamentali della poetica
postmoderna soffermandosi sulla sua coesistenza con gli altri linguaggi, stili e
mezzi espressivi. E così, osservando un giornalismo trasformato in vena
d’ispirazione e creatività per molti narratori postmoderni sempre più dipendenti
dalla realtà mediatica, l’autore dimostra, altresì, come gli stessi restino
profondamente condizionati dal mondo dell’informazione e della pubblicità da
sempre orientato verso la commercializzazione e l’amplificazione di tutti gli
aspetti dell’ esistenza umana. Portando alla mente la moltitudine di notizie
che quotidianamente bombardano e sconvolgono i cittadini con crudeltà di ogni
genere e le parole di Papa Wojtyla, che in occasione della Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali del 1994, nel suo messaggio sottolineò come “la
televisione può anche danneggiare la vita familiare: diffondendo valori e
modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda pornografia e
immagini di brutale violenza; inculcando il relativismo morale e lo scetticismo
religioso; diffondendo resoconti distorti o informazioni manipolate sui fatti ed
i problemi di attualità, trasmettendo pubblicità profittatrice, affidata ai più
bassi istinti; esaltando false visioni della vita che ostacolano l’attuazione
del reciproco rispetto, della giustizia e della pace”, il libro di Zangrilli va
oltre la semplice analisi delle diverse entità mediatiche all’interno della
narrativa post moderna, lasciando trasparire sia la voglia di evidenziare le
nuove tendenze dei media sempre più protesi verso la manipolazione dei fatti di
cronaca e la mistificazione della verità, sia la volontà di sottolineare quella
condizione di disgregazione di una società sempre più vittima di una corruzione
intesa come complicanza di una crisi dell’informazione. Ed è in questo contesto
che giungendo come un paladino, il giornalista, testimone dell’esperienza di
crescita collettiva, rischiando di sprofondare in un rapporto di solitudine con
se stesso e il niente, che blocca le capacità personali, fino a modificare il
modo di concepire la realtà e la stessa vita, sembra intraprendere un viaggio di
esplorazione che lo conduce inesorabilmente sui tortuosi sentieri del nostro
oggi e del nostro ieri. In conclusione, “L’inferno dell’informazione” nel tenere
bene presente che il controllo dei mass-media può costituire
uno degli strumenti più efficaci per influenzare la letteratura post moderna e
livellare l’umanità rendendola omogenea e facilmente manipolabile, si trasforma
in un invito per cominciare ad agire in maniera precisa contro quelle immagini,
quei commenti e soprattutto quelle ideologie che tendono a controllare i
processi mentali ed il senso critico delle masse e ad annullare in esse la
capacità di pensare.
Francesca Giorgio