lunedì 14 maggio 2012

Aldo Di Mauro ed il suo "Elogio della malaparola"

di Giuseppe Giorgio
NAPOLI- Quasi in segno di spassosa disputa con coloro che il compianto Angelo Manna nell’introduzione de “L’inferno della poesia napoletana” definì “censori, preti o laici, SS della cosiddetta decenza pubblica, crociati dell’anticazzismo, apologisti del lagnoso e detrattori dell’autentico naturalismo”, il poeta e scrittore Aldo Di Mauro presenta per i Tipi di Tullio Pironti Editore il suo “Elogio della malaparola”. Un elegante e breve florilegio di detti e versi, per così dire scollacciati e peccaminosi, quello dell’autore, umorista e filosofo napoletano che marciando contro il bigottismo intellettuale ed avviandosi deciso sui sentieri di una morale libera da falsi ed ingannevoli pregiudizi, proietta il lettore in un mondo disinibito ed amante della naturalezza umana. Ed è così che raccogliendo insieme una divertente serie di motti e poesie inneggianti ad una “malaparola” colta e nobilissima ed ancora, ricorrendo per la sua provocatoria dissertazione alle trasgressive divagazioni in versi dei grandi luminari della poesia napoletana come il Marchese di Caccavone, Di Giacomo e Russo e dei più moderni verseggiatori come Manna e De Falco, il disinvolto Di Mauro presenta la sua personale analisi filologica sulla coloritura letteraria di un “verbo” altrimenti arido e privo di emozioni. Rinnegando la volgarità gratuita ed esaltando quelle espressioni capaci, tra filosofia ed umorismo di affondare le proprie radici nell’identità culturale di una Napoli senza tempo, l’autore del singolare “elogio” compie un avventuroso viaggio tra quelle terminologie che mettendo da parte prosopopee ed inutili pudori, meglio di tutte riescono a liberare il freudiano Io di ogni individuo. Completando il tutto con due sue focose “ballate” non prima di aver sufficientemente invitato il lettore a non scandalizzarsi, Di Mauro, con il  piccolo lavoro letterario dedicato alla “malaparola” ed al suo appropriato uso, sembra proporre una sorta di breviario e manuale d’istruzione per un modo di vivere ed esprimersi libero da preconcetti e tabù. Esaltando a modo suo l’eleganza e l’aristocrazia della “cattiva” parola napoletana e producendo un’occasione di lettura bella e rassicurante,  proprio come ribadisce l’attore Peppe Barra nella prefazione del testo, l’autore Di Mauro si erge a paladino della lingua partenopea difendendone la luminosità dai tanti pericolosi apologisti e da tutti quegli inquisitori mossi da pseudo-pudicismo. Con il suo “Elogio della malaparola”, insomma, Di Mauro si fa interprete di un dogma popolare teso alla liberalizzazione dell’anima e dell’espressività verbale. Per tutti in meno di cinquanta pagine, compresa la copertina con il disegno di Lello Esposito, un’antologia di coloriti pensieri ed il trionfo di una parola non più “infernale” , da bisbigliare in segreto ma portatrice di goduria e salute per quanti nella vita alle false apparenze di facciata preferiscono sempre la sostanza.  

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