venerdì 25 maggio 2012

Santamaria e Boccia sulle tracce dei "Figli della Luna"

“Licantropi. I figli della luna” è questo il titolo del libro, pubblicato dalla Gremese editore,  che porta le  firme di Simonetta Santamaria, affermata scrittrice del genere horror e ghotic thriller e di Luigi Boccia, scrittore, regista e sceneggiatore.
Un testo, quello dei due apprezzati scrittori, che propone ai lettori un “viaggio” affascinante nel fantastico mondo dei licantropi. Partendo, infatti, dall’aspetto mitologico, elemento portante da cui numerosi popoli antichi hanno attinto credenze e tradizioni, gli artefici del coinvolgente lavoro intendono fornire un cospicuo e dettagliato trattato sul fenomeno della licantropia.
Sfatando miti e false leggende legate alla figura del lupo mannaro sino ad arrivare al suo indiscusso successo sul grande schermo, Santamaria e Boccia sono attenti nel fornire ogni tipo di informazione legata ai figli della luna. Licantropofili e non potranno approfondire le loro conoscenze e trovare innumerevoli e inedite notizie relative a questi esseri antropomorfi. Sebbene il mito del lupo sia legato all’immaginario europeo, gli scrittori dedicano un intero capitolo alle metamorfosi animali avvenute negli altri continenti. Percorrendo un rapido giro del mondo, i lettori potranno conoscere i “cugini mannari”così come simpaticamente li definiscono gli stessi autori.
Le bellissime illustrazioni a colori e le numerose fonti storiche e documentaristiche rendono quest’opera una vera e propria enciclopedia sul licantropismo che, in forma epidemica, nel corso degli anni, si è imposto come protagonista nel campo della letteratura, della fumettistica sino a sfondare sotto i riflettori dei set delle più potenti case cinematografiche.   
                                                                                                         Corinne Bove
                                                                                                                      
Casa Editrice: Gremese
Pagine:192
Prezzo: 19.50

lunedì 21 maggio 2012

"Rapsodia degli amori perduti":quando la passione conduce diritto alla verità

Un passato che permane prepotentemente ancorato al presente, rivissuto nei luoghi, nella mente e nel cuore di Mara, affermata giornalista e protagonista del nuovo libro di Gabriella Di Luzio “Rapsodia degli amori perduti” edito da Galassia arte. Ricordi che sanno d’amaro tormentano l’animo della ormai non più giovanissima donna ancora alla ricerca di celate verità.  Mara è una donna di successo, disinibita, che ha goduto e gode della vita, una vita  costruita a propria immagine e somiglianza, così come lei l’aveva sempre  desiderata. Un’esistenza condotta tra i trastulli di una Milano avanguardista ed una seducente Napoli. Amori consumati, persi e rubati tra paradisiaci angoli del mondo. Una vita perfetta all’apparenza, un’opera d’arte come direbbe il caro D’Annunzio. Ma è solo oltrepassando le barriere di quell’ ostentato lusso, minuziosamente descritto, che si scorge la vera Mara. La donna presente in ognuna di noi. Tenera amante ma peccaminosa a letto. Sentimentale e perversa “Lilith” all’occorrenza. Mara è l’essenza femminile che coniuga amore allo stato puro e sesso travolgente. Leggendo il libro risulta difficile non identificarsi nel personaggio o, quanto meno, coglierne delle affinità, la brava autrice s’improvvisa lettrice dell’anima, un’anima denudata che compenetra nel cuore e nell’io delle donne. Un testo che emoziona, che commuove quello della Di Luzio. Nonostante, l’amore sia l’elemento imperante, il romanzo non risulta essere una banale narrazione di storie sentimentali, ma di converso si evince un intenso lavoro d’introspezione. Anche i personaggi maschili giocano un ruolo importante, emergono personalità diverse tra loro. Gli uomini di Mara sono affascinanti, benestanti, voluttuosi ma anche teneramente fragili. Dall’amato imprenditore Carlo, alla tormentata storia col giornalista Cesare sino a giungere all’ acerbo amore consumato col giovane Luca, la bella giornalista ha dovuto più volte colmare dei vuoti, metabolizzare le perdite, morire ad ogni abbandono e rinascere a nuove emozioni. Tre sono stati i suoi grandi amori, quante le sue aspettative di donna felice, quanti i dispiaceri che  porta dentro, rivissuti in ogni momento, in ogni attimo e istante della sua esistenza. Tra flash back e nostalgici ricordi ,Carlo, Cesare e Luca sono fantasmi costantemente presenti nel quotidiano vivere, come ferite non cicatrizzate che si alternano in una sequenzialità atemporale e disordinata. E Mara li ricorda tutti, con amarezza. Le vicende amorose che la protagonista sovente rimembra diventano espressione di una scrittura matura ed espressiva e a tratti audace.
Frequenti sono i richiami alle notti folli dove un raffinato ed intrigante erotismo, abilmente descritto dall’autrice, mette a nudo un’incontenibile passione che va ben oltre la materialità del piacere carnale. Mara si nutre di ricordi  ma custodisce dentro di sé anche un segreto inconfessabile. Ma nel momento in cui prevale in lei la rassegnazione ad un eluttabile destino, la vita, per pura casualità o per giustizia divina le riserva una piacevole sorpresa. Una famosa citazione del poeta libanese Gibran Kahlil Gibran  recita “Quando ho piantato il dolore nel campo della pazienza, mi ha dato il frutto della felicità.”Adesso Mara potrà raccogliere il suo frutto più bello, potrà accogliere l’amore più grande, eterno ed ingiudicabile. E non solo... Anche l’amore della porta accanto. La storia di Mara e dei suoi amori è la storia di tutti, qualsiasi lettore si troverà a rivivere frammenti della propria vita, gioie, dolori, stati d’animo nonché comportamenti. Il libro non è autobiografico come puntualizza la scrittrice ma biografico, e in quanto tale attinge dalla vita reale. Corredato dalla prefazione di Sandra Milo, il lavoro della Di Luzio vuole essere un accorato appello alla vita dove la sofferenza è solo un intervallo che prelude a nuove emozioni.
Corinne Bove
La scrittrice Gabriellla Di Luzio 

lunedì 14 maggio 2012

Gabriella di Luzio presenta la sua "Rapsodia degli amori perduti"

Tutto è pronto per mercoledì 16 maggio alle ore 17.00, quando nella storica Antisala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli, la scrittrice Gabriella Di Luzio, presenterà il suo nuovo libro “Rapsodia degli amori perduti” edito da Galassia Arte. Con l’autrice, a parlare del suo lavoro ci saranno gli scrittori e giornalisti  Pietro Gargano e Giuseppe Giorgio insieme all’editore Andrea Mucciolo. Ancora, a leggere alcune pagine dell’intrigante romanzo interverrà l’attrice Silvana Vajo. In arrivo in tutte le librerie con la prefazione di Sandra Milo, il libro narra dei ricordi, alla ricerca del tempo perduto e ritrovato di Mara. Tra l’estate 2010 e l’estate 2011, entro cui si svolge la vicenda, sull’onda di ricordi e con la ricomparsa di fantasmi dal passato si ricompone il mosaico di tutta la sua vita.  Una vita intensa e intensamente vissuta tra golfi incantati e sale consiliari che ruota intorno a un terribile segreto e a tre grandi amori: il primo, quello della giovinezza, con un imprenditore; il secondo quello della maturità, con un famoso giornalista finanziario; il terzo, all’età di 52 anni, con un ragazzo molto più giovane. Dopo la tragica morte di lui in un incidente, nel cuore della donna sembra non esserci più posto per nessun altro. Ma il destino trama alla sue spalle,e il quarto amore irrompe nella sua vita proprio quando ha smesso di aspettarlo. Da Napoli a New York, da Postano a Chicago, da Milano a Tokyo, da Firenze a Parigi, la storia di Mara si dipana tra le più belle città del mondo. E’ scritta con l’io narrante, ma non è autobiografica, anche se la protagonista è attrice e giornalista come l’autrice. Piuttosto è biografica, perché tutto quello che racconta, opportunamente manipolato, è liberamente tratto da vicende realmente accadute. “Gabriella Di Luzio - si legge nella prefazione della Milo- attrice intelligente che trasferisce la sua emotività e la sua sensibilità nella scrittura in quest'ultimo romanzo Rapsodia degli amori perduti, racconta il viaggio denso di palpiti e trepidazione di una donna che vive, com' ella stessa dice, sull'ottovolante, lasciandosi generosamente sorprendere dall'amore e da qualunque offerta di emozioni le faccia la vita, senza rifiutarla se asseconda la sua indole, ovviamente pagandone lo scotto...il libro di Gabriella Di Luzio è la cavalcata affascinante di una donna dentro e fuori se stessa, e la riprova puntuale che dalle batoste ci si può rialzare, per rifondare la propria vita e proiettarsi in avanti con nuove energie...”. Attrice cinematografica e teatrale e napoletana che vive, sia pure con la sua città nel cuore, da molti anni a Roma, Gabriella Di Luzio, nel cinema è stata diretta da Fellini (La città delle donne e Ginger e Fred) Liliana Cavani (La pelle) Giancarlo Giannini  (Ternosecco) Pasquale Festa Campanile (Gegè Bellavita) Tornatore (Malèna) Ha recitato con Alberto Sordi ( Sono un fenomeno paranormale) Nino D’Angelo (Giuro che ti amo e La ragazza del metrò) ed ha condotto numerosi programmi televisivi. Nel 2010 ha pubblicato il libro “La morte ha bussato alla mia porta. Io mi sono barricata e non ho aperto” edito da Graus Editore. Apprezzata per le sue caratteristiche nonché ricercata presenza negli ambienti artistici romani e napoletani, con questo suo secondo libro si riconferma scrittrice intrigante ed agile capace di spaziare abilmente e passionalmente tra il dramma, l’amore ed un concetto di vita senza freni, inibizioni, rinunce e compromessi.

g.g.

Aldo Di Mauro ed il suo "Elogio della malaparola"

di Giuseppe Giorgio
NAPOLI- Quasi in segno di spassosa disputa con coloro che il compianto Angelo Manna nell’introduzione de “L’inferno della poesia napoletana” definì “censori, preti o laici, SS della cosiddetta decenza pubblica, crociati dell’anticazzismo, apologisti del lagnoso e detrattori dell’autentico naturalismo”, il poeta e scrittore Aldo Di Mauro presenta per i Tipi di Tullio Pironti Editore il suo “Elogio della malaparola”. Un elegante e breve florilegio di detti e versi, per così dire scollacciati e peccaminosi, quello dell’autore, umorista e filosofo napoletano che marciando contro il bigottismo intellettuale ed avviandosi deciso sui sentieri di una morale libera da falsi ed ingannevoli pregiudizi, proietta il lettore in un mondo disinibito ed amante della naturalezza umana. Ed è così che raccogliendo insieme una divertente serie di motti e poesie inneggianti ad una “malaparola” colta e nobilissima ed ancora, ricorrendo per la sua provocatoria dissertazione alle trasgressive divagazioni in versi dei grandi luminari della poesia napoletana come il Marchese di Caccavone, Di Giacomo e Russo e dei più moderni verseggiatori come Manna e De Falco, il disinvolto Di Mauro presenta la sua personale analisi filologica sulla coloritura letteraria di un “verbo” altrimenti arido e privo di emozioni. Rinnegando la volgarità gratuita ed esaltando quelle espressioni capaci, tra filosofia ed umorismo di affondare le proprie radici nell’identità culturale di una Napoli senza tempo, l’autore del singolare “elogio” compie un avventuroso viaggio tra quelle terminologie che mettendo da parte prosopopee ed inutili pudori, meglio di tutte riescono a liberare il freudiano Io di ogni individuo. Completando il tutto con due sue focose “ballate” non prima di aver sufficientemente invitato il lettore a non scandalizzarsi, Di Mauro, con il  piccolo lavoro letterario dedicato alla “malaparola” ed al suo appropriato uso, sembra proporre una sorta di breviario e manuale d’istruzione per un modo di vivere ed esprimersi libero da preconcetti e tabù. Esaltando a modo suo l’eleganza e l’aristocrazia della “cattiva” parola napoletana e producendo un’occasione di lettura bella e rassicurante,  proprio come ribadisce l’attore Peppe Barra nella prefazione del testo, l’autore Di Mauro si erge a paladino della lingua partenopea difendendone la luminosità dai tanti pericolosi apologisti e da tutti quegli inquisitori mossi da pseudo-pudicismo. Con il suo “Elogio della malaparola”, insomma, Di Mauro si fa interprete di un dogma popolare teso alla liberalizzazione dell’anima e dell’espressività verbale. Per tutti in meno di cinquanta pagine, compresa la copertina con il disegno di Lello Esposito, un’antologia di coloriti pensieri ed il trionfo di una parola non più “infernale” , da bisbigliare in segreto ma portatrice di goduria e salute per quanti nella vita alle false apparenze di facciata preferiscono sempre la sostanza.  
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